Arco di Piazza: dal 1580 a oggi
Il Seicento a Chieri

La prima pagina della “Visita apostolica” (Archivio Arcivescovile Torino)

A cura di Antonio MIGNOZZETTI

Studioso di storia chierese, Antonio Mignozzetti ha trascritto dal latino e tradotto per la StArt Gallery la Visita Apostolica di mons. Angelo Peruzzi a Chieri (1584).

Il documento, finora inedito, è di grande importanza per conoscere la storia delle chiese e dei “luoghi pii” della nostra città e contribuisce – assieme ai Decreta Generalia (1585) – a fare luce sul periodo della Controriforma.

1. La situazione religiosa nell’Europa, nell’Italia e nel Piemonte del Cinquecento

La presente introduzione è molto debitrice di quella che l’autore ha fatto precedere al volume: “Luigi Gonzaga e Chieri”, Chieri 2017

Dal punto di vista religioso, il Cinquecento dell’Europa e dell’Italia fu caratterizzato dalla Riforma protestante promossa da Lutero (1483-1546) e dalla conseguente Riforma (comunemente chiamata Controriforma) cattolica sfociata nel Concilio di Trento (1545-1563): due eventi determinati da un complesso di cause.

Non c’è dubbio che all’origine dei due eventi vi sia stata l’esigenza di riformare una Chiesa estremamente corrotta a tutti i livelli: la corte papale praticava costumi disdicevoli; l’alto clero viveva mondanamente; non molto meglio si comportava il basso clero; la corruzione era entrata anche nei conventi e nei monasteri; la massa dei fedeli, trascurata, si era affievolita nella pratica cristiana; si verificarono casi di simonia, come la vendita delle indulgenze.

Ma le origini profonde della Riforma protestante furono ben altre. Come scrive Vittorio Messori (Le cose della Vita, Milano 2009, p. 366), è una convinzione affermatasi solo molto più tardi “… che all’origine della Riforma ci sia lo scandalo per gli abusi, le colpe, le falsificazioni della Chiesa”…  All’inizio, c’è un problema personale: c’è l’angoscia dell’uomo che, tormentato dagli scrupoli e dal terrore del giudizio divino, cerca affannato una lettura del vangelo che in qualche modo lo rassicuri”. Non solo, aggiunge Messori (Pensare la Storia, Milano 2006, p. 176): all’origine di tutto c’è l’animus tedesco: “Il tedesco Martin Lutero fu certamente strumento in parte conscio, ma in gran parte inconscio, di una ‘costante’ millenaria che lo trascese: l’incompatibilità tra germani e latini. Inspiegabile solo per chi non abbia sufficiente senso storico, il clamoroso successo della valanga messa in moto dall’oscuro monaco (e che si spinse assai al di là delle sue stesse intenzioni) non è che un episodio dell’eterna rivolta tedesca contro Roma”.

Fu così che quello che poteva essere un movimento di provvidenziale rinnovamento divenne una rivolta, e il suo iniziatore, Lutero, da meritorio riformatore si trasformò in un “guastatore” e in un eretico: negò la secolare dottrina della Chiesa che lui stesso aveva condiviso fino a quel momento; rifiutò quasi tutti i Sacramenti; negò la successione apostolica e il primato di Pietro; divise la Chiesa (dalla Germania le idee protestanti si diffusero rapidamente in Polonia, Boemia, Scandinavia, Danimarca, Svizzera, nei Paesi Bassi, in Inghilterra e in Scozia); diede il via alle chiese nazionali; seminò i germi del totalitarismo politico; permise ai principi tedeschi di appropriarsi dei beni ecclesiastici; seminò l’odio contro la Chiesa e contro gli Ebrei.

La vera riforma della Chiesa che, non c’è dubbio, prese il via grazie all’imput dato da Martin Lutero, venne promossa dalla Chiesa stessa. Il Concilio di Trento (1545-1563) affrontò le questioni dogmatiche e disciplinari messe in discussione: il modo di vivere e di operare dei vescovi e dei parroci, la formazione e l’istruzione del clero, la celebrazione dei Sacramenti. Purtroppo non riuscì a scalzare tutte le secolari incrostazioni paganeggianti che avevano inquinato molte realtà ecclesiastiche, alcune delle quali sopravvivono ancora nel XXI secolo.

Vi furono, comunque, vescovi (come Carlo Borromeo a Milano e Gabriele Paleotti a Bologna) e sacerdoti che si adoprarono per l’attuazione concreta dei canoni tridentini. Al loro si aggiunse il contributo degli Ordini Religiosi: quelli già esistenti vennero riformati, e insieme ne furono fondati di nuovi, tutti orientati (almeno all’origine) alla realizzazione degli obiettivi conciliari: i Teatini, i Barnabiti, i Cappuccini, i Somaschi, le Orsoline, gli Oratoriani, i Camilliani, i Fatebenefratelli, gli Scolopi, le Salesiane di San Francesco di Sales, i Preti della Missione di San Vincenzo de’ Paoli, i Fratelli delle Scuole Cristiane, la Compagnia di Gesù. I fondatori di questi Ordini e Congregazioni furono quasi tutti canonizzati dalla Chiesa.

Ma le resistenze e le lentezze, che vi furono e furono numerose, spinsero i papi Pio IV e Gregorio XIII ad inviare loro rappresentanti presso le diocesi più resistenti al “nuovo” conciliare. Il loro mandato era quello di verificare e spronare. Si ebbero, così, le “visite apostoliche”: visite pastorali eseguite non dagli Ordinari delle singole diocesi, come avviene normalmente, ma da emissari papali.

Monsignor Angelo Peruzzi, che eseguì la visita apostolica nelle diocesi di Torino e Asti, era originario di Senigallia, nelle Marche. Si era laureato in utroque jure ed era stato ausiliare del cardinale di Bologna mons. Gabriele Paleotti, uno dei principali realizzatori, con il cardinale Borromeo, delle riforme tridentine. Dal 1581 era vescovo di Sarsina (città e diocesi oggi appartenenti alla provincia di Forlì-Cesena). Evidentemente il papa Gregorio XIII gli conferì l’incarico di visitare le diocesi di Torino (1584) e di Asti (1585) su suggerimento di mons. Paleotti. Aveva già effettuato le visite di Mantova (1575-76), Pavia (1576), Pistoia (1582-83), Arezzo (1583) e Luni-Sarzana (1584).

Della visita apostolica Peruzzi, come di tutte le visite pastorali, venne redatta una dettagliata relazione a cura del notaio di Senigallia Gaspare, figlio di Evangelista dei Nobili di Mondulfo. È conservata presso l’Archivio Arcivescovile di Torino. Alle parrocchie e agli enti religiosi e di beneficenza coinvolti nella visita fu invece fornita una copia delle pagine di loro competenza da conservarsi nei rispettivi archivi. Lo è di sicuro, ad esempio, quella della Collegiata di Santa Maria della Scala (Duomo) di Chieri.

La relazione della visita pastorale che, essendo stata compilata passo passo percorrendo la diocesi, rispecchia situazioni particolari, venne completata dai Decreti Generali: una serie di disposizioni, valide per tutti, redatta da mons. Peruzzi alla luce dei canoni del Concilio di Trento. “Essendo possibile – spiega l’autore in una breve introduzione – che nel corso della visita alcune cose siano state inavvertitamente trascurate, o descritte ed enunciate in modo non sufficientemente chiaro, o espresse così disordinatamente da avere bisogno di chiarificazioni o di aggiunte, si è deciso di aggiungere anche questi Decreti Generali per inserire le cose omesse, chiarire quelle che risultano ambigue ed oscure e correggere quelle in qualche modo errate”.

Antonio Mignozzetti

2. La visita apostolica del 1584

(in fase di completamento)

Riportiamo l’indice relativo al testo della “Visita Apostolica” facendo riferimento ai fogli dell’originale.

  • Collegiata di S. Maria Assunta (Duomo) 572 r
  • Chiesa di San Giorgio 593 v
  • Chiesa di San Francesco 599 v
  • Confraternita del Nome di Gesù in San Giorgio 606 r
  • Confraternita del Nome di Gesù in San Bernardino 607 r
  • Chiesa e Confraternita di San Giacomo 610 r
  • Confraternita della Misericordia in San Pietro 613 r
  • Chiesa di San Benedetto 614 v
  • Chiesa di Santo Stefano 615 v
  • Chiesa di San Guglielmo e Confraternita dello Spirito Santo 616 v
  • Chiesa di Santa Maria di Vibernone 618 r
  • Chiesa di San Maurizio dei Cappuccini 618 v
  • Chiesa di Sant’Agostino 620 r
  • Chiesa e ospedale di Sant’Antonio 624 v
  • Monastero di Santa Chiara 626 r
  • Convento di San Domenico 628 v
  • Ospedale dell’Annunziata 637 r
  • Chiesa e convento di Santa Margherita 640 r
  • Commenda di San Leonardo (chiesa e ospedale) 644 r
  • Chiesa e convento di Sant’Andrea 647 v
  • Ospedale Maggiore 652 v
  • Oratorio di Santa Croce 656 r
  • Casa dell’Elemosina 657 r

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3. I Decreti Generali del 1585

[inserire una breve presentazione del volume]

4. Bibliografia ragionata

  • LONGO P.G., Città e diocesi di Torino nella Controriforma, in Storia di Torino, Torino, 1998, Einaudi, vol. 3, pp. 450-520. Disponibile cliccando qui
  • VANETTI G., Appunti di Storia del Piemonte, 3, Il Cinquecento, Chieri, 2013: p. 31 sgg. sulla riforma protestante e i Valdesi; p. 56 sgg. su arte e religiosità, confraternite.
  • CAMPORESE G., La dissidenza religiosa, in Storia dei Chieresi, Chieri, 1982, p. 262-273

 

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